Come fanno la birra senza alcool

La birra è una delle bevande più diffuse e amate al mondo: accompagna piatti di quasi ogni genere (il sodalizio perfetto è dato certamente dall’unione con la pizza), è l’ideale per un aperitivo tra amici e possiede, cosa che non guasta, un lungo elenco di proprietà benefiche.

Volete un assaggio delle sue virtù? Pelle sana, capelli più lisci, ossa forti, minore incidenza delle malattie cardiovascolari, prevenzione dei disturbi renali, ottimo rimedio contro il raffreddore, minore probabilità di sviluppare il diabete e potente antitumorale; stimola, inoltre, la digestione e combatte lo stress.

La birra, oltre a essere buona, sembra dunque un vero e proprio concentrato di salute e benessere; non vi resta, quindi, altro da fare se non scegliere la vostra preferita.

L’offerta, davvero molto ampia, comprende difatti bevande diverse tra loro per colore (chiara, ambrata, scura), contenuto in malto e gradazione alcolica.

La guida che vi presentiamo vuole condurvi, più nel dettaglio, alla scoperta della birra senza alcool, un prodotto di nicchia che sta riscuotendo (specie in alcune parti del mondo) un crescente successo.

Cerchiamo, dunque, di capire che cos’è realmente la birra analcolica, come la si può produrre (tecniche di diluizione e tecniche sottrattive) e quali sono alcune delle migliori birre senza alcool attualmente in circolazione.

La birra senza alcool: generalità

La birra senza alcool, meglio nota come birra analcolica, sembra essere apprezzata, almeno in Italia, da una ristretta cerchia di persone.
La maggior parte dei consumatori preferisce, difatti, la tradizionale versione alcolica che si contraddistingue per il suo classico retrogusto amaro (nelle varianti prive di alcool vi è, invece, un più alto tenore di zuccheri con un conseguente stravolgimento del sapore finale).

Le cose sono, invece, ben diverse in altri Paesi: la Spagna può essere considerata, per esempio, uno dei maggiori produttori e consumatori di birra analcolica; seguono quindi gli Stati Uniti (dove è legalizzata la vendita ai minorenni) e il Medio Oriente.

Il trend, associato al consumo di birra analcolica, sembra comunque essere destinato a crescere e ciò è dovuto, almeno in parte, alla promulgazione di leggi sempre più restrittive in materia di consumo di alcolici.

La definizione ‘analcolica’ non ha, comunque, una valenza assoluta perché tutto dipende dalla normativa vigente: il TAV (titolo alcolometrico volumico) può raggiungere, in Italia, un punteggio massimo di 1,2%, mentre negli U.S.A e in Gran Bretagna sono ammessi valori, rispettivamente, pari a 0,4% e 0,05%; nella birra priva di alcool si registra, inoltre, un calo dell’apporto calorico (30% in meno rispetto alla versione alcolica).

La birra analcolica può essere, infine, prodotta facendo ricorso a:
– tecniche di diluizione;
– tecniche sottrattive.

Birra senza alcool: tecniche di diluizione e tecniche sottrattive

Le tecniche di diluizione per la preparazione di birre analcoliche comportano la fermentazione di mosti a ridotto contenuto di carboidrati fermentescibili; questi vengono successivamente diluiti in acqua al fine di abbassare la quantità totale di alcool (TAV) presente nel prodotto finale (il tasso alcolico in Italia deve essere, come precedentemente accennato, pari a 1,2%).

Le tecniche sottrattive comportano, invece, la completa scissione della componente alcolica dalla birra finita; per raggiungere tale scopo vengono usate procedure chimico-fisiche quali per esempio:
– evaporazione sottovuoto;
– dialisi su membrana;
– osmosi inversa.

Questi processi, usati generalmente in presenza di basse fermentazioni (tipo lager), possono essere controllati solo parzialmente: nel corso di essi la birra perde, difatti, le sostanze con peso molecolare simile a quello dell’etanolo.

Le principali peculiarità di una birra senza alcool

La birra analcolica viene solitamente prodotta con l’ausilio della prima tecnica presentata (la procedura sottrattiva è, infatti, meno usata in virtù della sua particolare laboriosità).

il prodotto finale risulta più dolce al palato rispetto alla tradizionale birra (vi è, più precisamente, una maggiore concentrazione di zuccheri), mentre il più basso tenore di alcool rende il suo consumo meno deleterio per la salute (si consiglia, comunque, di non superare la dose massima di un litro al giorno).

Il mercato lancia, ogni giorno, innumerevoli proposte in materia di birre analcoliche, ma noi desideriamo presentarvi, in modo particolare, tre ottimi prodotti:

– Birra Riegele Hell: rappresenta la versione analcolica della classica Hell prodotta all’interno del birrificio di Riegele. Vanta una colorazione biondo chiaro e un gusto squisitamente leggero con una migrazione finale verso note più amare.
– Birra Riegele Ipa Liberis: questa bevanda, che esiste solo nella versione analcolica, ha un colore ambrato (tendente all’arancione) e un’aroma delicatamente fruttato.
– Birra Riegele Weisse: è la versione analcolica della tradizionale Riegele Weisse (una delle prime birre tedesche non filtrate). L’alcool, prodotto durante la fermentazione dei lieviti, viene eliminato con l’ausilio di una particolare procedura e il prodotto finale si distingue per corposità e gusto, mentre il suo profumo riporta alla memoria la tradizionale versione alcolica.